Povero Calabresi

Autore: S. Portelli                                    Anno  1972

 Povero Calabresi, che brutta fine hai fatto! eri così potente; chi mai l’avrebbe detto! 

Quando dalla finestra Pinelli t’è cascato tu eri il più valente difensore dello stato.

 Quando contro i compagni la caccia scatenasti tu eri il favorito (le! governo e dei fascisti.

Ma quando, alle elezioni, i padroni hanno deciso che ci voleva un morto, allora t’hanno ucciso.

Fascisti e benpensanti, al tuo funerale, dicevan di onorarti e nascondevano il pugnale. 

Fascisti e padroni ti stavano vicini: fascisti e padroni sono stati i tuoi assassini.

 Da questa triste storia s’impara una lezione: che non conviene fare il servo del padrone.

 Il servo del padrone non ha nessun diritto e come a un traditore nessun gli dà rispetto.

 Voiaitri poliziotti, che assai sfruttati siete, sentite questo fatto e un poco riflettete.

 Voi state coi padroni per la paga che vi danno, ma quando vi han spremuti poi vi liquideranno.

 Le briciole vi danno, e loro stanno in alto; se un loro servo muore, ne compreranno un altro.

 E il servo del padrone non ha nessun diritto e come a un traditore nessun gli dà rispetto.

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