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                dal medico-poeta e militante repubblicano Aldo Spallicci (1886-1973), 
                l'inno risale probabilmente alla fine del 1944. Fra i militanti 
                repubblicani, alcuni citati nel testo, che rimasero colpiti sul 
                campo ricordiamo: Tonino Spazzoli, Arnaldo Guerrini, Aristide, 
                Nello e Luciano Orsini, Adriano Casadei.
               I predoni alemanni e i fascisti han sfogato il lor 
                truce livore e col laccio di Sauro e i Battisti hanno ucciso d'Italia 
                il fior fiore. Ora i martiri nuovi d'Italia avamposti dei nostri 
                destini libertà gridan alto, battaglia sono Spazzoli, sono 
                gli Orsini. Gonfalone di sangue nel vento rosa rossa che al 
                sole fiorì` con le forche rizzate a spavento
 a Ravenna, a Faenza e a Forlì.
 Patrioti del monte e del piano rechi un nome la 
                nostra battaglia e sia Spazzoli e bombe alla mano e sia Spazzoli 
                e bombe a mitraglia. È la forca lassù di Belfioreche nei celi dell'alba si staglia, è la forca dell'oggi, 
                o Signore, che gli spiriti incalza e battaglia.
 Sui vigliacchi su fuoco perdioche già ondeggian le barbare schiere che sbaraglia la spada 
                d'un Dio le camicie sì luride nere.
 E tu Kesselring capo ladrone raccomandati l'anima 
                tuch'è già pronta la corda e il sapone raccomandati 
                tu a Belzebù.
 Poi disteso tal quale un brigante col proclama sul 
                petto, ora va che ti copran dal capo alle piante tutto sputi le 
                cento città.
 
 
 
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